domenica 15 aprile 2012

ABATAP - Chiedo venia, scusa, non volevo

Regia e Montaggio: Aborym
Una Storia: senza senso
Attori Principali: Mettiu Bellami, Frankitos, Don Pepo, Sandro Army, Noiseknot


Trama
5 apatici ragazzi, un garage ed un computer. Bivaccare non è mai stato così petulante.
La visione della vita vista dal menefreghismo sarcastico di cinque giovani, il cui
intrattenimento mediatico conduce verso un'emarginazione mirata.
Un nichilismo sfrenato delle virtù ormai superate con la frenesia e il raptus omicida
che ognuno di noi incorpora nel proprio subconscio e che prima o poi sfocerà nella più
cinica perversione che rappresenta oggetto di ilarità nella società odierna.
Recensione by Pinux (Cinematographic Review)
Approcciare un esperimento di arte concettuale quale e' questo ABATAP e' piuttosto difficile;
cercare di coglierne l'essenza e riassumerla in poche righe lo e' ancor piu'.
Si tratta in sostanza di un pregevole cortometraggio di fattura amatoriale, all'apparenza
godereccio e spensierato come la stessa serata tra amici cosi' efficacemente
ripresa nella parte iniziale dell'opera. In questa situazione e' sunta tutta la tensione
dicotomica che permea la pellicola: l'aggregazione sociale volta all'intrattenimento collettivo
in netto contrasto con l'isolamento dell'antagonista, visibilmente defilato ed affatto partecipe
delle attivita' del gruppo. Egli intraprendera' una sorta di campagna personale violenta ed efferata,
quanto inefficace ed inconcludente, ai fini dell'integrazione nel gruppo di persone; e' proprio
in questa occasione che il regista offre svariati spunti di riflessione: la metodologia dell'antagonista
e' propria dei prodotti mediatici pubblicitari finalizzati a stupire, confondere, infine attirare
e cogliere l'attenzione dello spettatore in modo tale da renderlo partecipe di un organismo societario
"allargato" composto da chi e' gia fruitore del soggetto pubblicizzato; sembrera' ovvio, piuttosto,
che questa logica predataria sia qui simmetricamente rovesciata in quanto il personaggio dell'opera
non costituisce organismo allargato, quest'ultimo espressamente rappresentato dal gruppo di amici,
bensi' sia contro di esso per potere infine farne parte. Questa tesi e' avvalorata dal fatto che,
nella parte finale del film, l'omicida si astenga dal compiere l'ultimo atto di ragionata violenza
nei confronti dell'unico sopravvissuto. E' possibile pertanto parlare di soggetto ant-agonista
febbrilmente tendente al ruolo di prot-agonista, ruolo per il quale e' necessaria la testimonianza
e la mediazione dell'altro, che nel caso di ABATAP, pur se risparmiato dalla morte, permane nel suo
apatismo e disinteresse totale verso la condizione dell'antieroe, che in ultima analisi risulta
disperato, vuotato, solo.

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